giovedì, 14 Novembre 2024

Parla Martin Macik, vincitore della Dakar 2024

Sul traguardo finale di Yanbu, in Arabia Saudita sulle rive del Mar Rosso, il pilota ceco Martin Macik, a bordo di un Iveco Powerstar 4×4 elaborato dall’MM Technology Team, si è aggiudicato la 46a edizione del rally-raid più famoso al mondo, la Dakar che, quest’anno, era articolata su un prologo e 12 tappe, inclusa una frazione ‘maratona’ della durata di 48 ore senza l’appoggio delle officine mobili di assistenza, nell’arco di due settimane con circa 4.700 chilometri di prove speciali cronometrate.

In questa intervista esclusiva ad Allestimenti & Trasporti il driver della Repubblica Ceca racconta la storia della ‘sua’ Dakar nella Penisola arabica.

A&T: Quali sono state le principali tappe della sua carriera di pilota di camion da rally? Dove e quando ha iniziato a gareggiare negli sport motoristici?

Macik: Tutto è iniziato all’età di 5 o 6 anni con la moto. Ho gareggiato in qualche mini competizione, poi sono passato al fuoristrada di mio padre. Che, nel 2003 decise di partecipare alla Dakar con un vecchio camion Liaz. Avevo 13 anni, ma da quel momento ho potuto toccare con mano la realtà del motorsport. Non ho combinato molto nel mondo delle corse fino all’età di 20 anni, nel 2009, quando ho guidato un camion da rally in numerose competizioni (Silk Way Rally, Baja Aragon, Hungarian Baja), tranne che in occasione della Dakar. Prima l’università, poi la Dakar, ripeteva sempre mio padre. Così, mi sono laureato, poi ho iniziato a fare il navigatore nel 2013 e 2014. Mi sono trovato a mio agio e ho capito quale sarebbe stato il mio futuro. Così, nel 2015, ho iniziato a gareggiare con il supporto di mio padre al volante. 

A&T: Come paragona la Dakar in Sud America con quella in Arabia Saudita? Il rally di quest’anno è stato più o meno difficile della gara del 2023? Perché? 

Macik: La differenza di maggior rilievo l’ha fatta il pubblico. In Sudamerica ci sono tanti tifosi intorno al tracciato che sostengono i concorrenti, indipendentemente dalla loro posizione in classifica. In Arabia Saudita non se ne vedono molti. Dal punto di vista del percorso, si tratta di due mondi e di due ambienti completamente diversi. Quindi è difficile fare un raffronto. Nella Penisola arabica sono presenti quasi tutte le tipologie di terreno all’interno di ciascuna tappa, tranne che nel deserto dell’Empty Quarter. Per quanto riguarda le difficoltà, il rally di quest’anno è stato sicuramente il più sfidante fra quelli svoltisi in Arabia e, credo, uno dei più difficili in assoluto dell’intera storia della Dakar. Ciò a causa della lunghezza delle singole tappe, della Chrono di 48 ore senza assistenza e della continua presenza della polvere.

A&T: Può raccontarci in dettaglio la storia della sua Dakar di quest’anno? Quali sono stati i principali punti di svolta? Quando si è sentito sicuro di vincere la gara?

Macik: Alla Dakar non si è mai certi della vittoria. I punti di svolta sono stati la quinta e la sesta tappa. L’avventura nell’Empty Quarter è iniziata con una frazione di 120 km, nella quale abbiamo dovuto recuperare un distacco di 45 minuti sul concorrente di testa. Dopo aver ridotto il gap di 30 minuti, abbiamo potuto iniziare la Chrono 48 (cioè la Tappa 6) al primo posto. In realtà non è un vantaggio, ma ce l’abbiamo fatta. La Chrono 48 è stata una frazione suddivisa in due giornate di 570 km solo su dune, molto impegnativa, con cattedrali di sabbia alte centinaia di metri dove tutto era difficile. Siamo partiti per primi e abbiamo finito per primi. Abbiamo bivaccato nel deserto senza nessun aiuto esterno e abbiamo concluso la frazione con oltre un’ora di vantaggio sul secondo classificato. È stato incredibile. Da quel momento, ho capito che potevo credere nelle mie capacità e soprattutto nel mio camion in ogni chilometro del percorso. Ha funzionato.

A&T: Chi è stato l’avversario più impegnativo di quest’anno? Ales Loprais? Mitchel van den Brink? Janus van Kasteren? Chi altro?

Macik: Direi Janus, soprattutto dall’inizio. Ha vinto le tappe, partendo senza l’insidia polvere, il che gli è stato molto utile. Inoltre, si è dimostrato incredibilmente veloce. Ma anche lui non ha ottenuto un buon risultato nella Chrono a causa di alcuni problemi tecnici. Da quel momento in poi non abbiamo fatto altro che tenere sotto controllo gli altri concorrenti che lottavano tra loro.

A&T: Come giudica il suo stile di guida? Aggressivo, tattico, attendista? 

Macik: Faccio ciò che serve in quello specifico momento di gara. Guido con la testa, senza pazzie. Gestisco il camion per essere in grado di andare più veloce ogni chilometro e ogni giorno per competere fino alla fine della Dakar. È un rally di navigazione. Puoi essere aggressivo e vincere una tappa, ma ciò non ti farà arrivare primo in una Dakar. Naturalmente bisogna essere veloci, costanti e avere un ottimo camion, come lo abbiamo noi. 

A&T: Dove si sente al meglio come pilota da rally? Sui tratti rocciosi? Sabbia soffice del deserto? Dune? Percorsi stretti e tortuosi?

Macik: Non sono in grado di dirlo. Il nostro camion è fatto per tutti questi terreni ma, se posso scegliere, preferisco gli itinerari tortuosi e i fondi con difficoltà tecniche. Per avere successo alla Dakar dobbiamo confrontarci con percorsi difficili, perché è lì che diamo il meglio. 

A&T: Che ruolo ha avuto il suo Iveco Powerstar nel conquistare la vittoria? È stato affidabile e performante, come vi aspettavate? Come lo avete modificato rispetto al camion dell’anno scorso? Utilizza il cambio automatico? Le piace?

Macik: Il camion che guido si chiama “Cenda”. È di nostra produzione, sviluppato da MM Technology. Il motore è Iveco, il cambio è un automatico di Allison, davvero divertente da guidare anche se mi manca il manuale per giocare di più con il camion. A Cenda dobbiamo il 50% del successo, grazie alle elevate prestazioni e all’affidabilità. Quest’anno abbiamo apportato solo alcune modifiche all’assetto del telaio e altrove, perché il camion era già di ottimo livello e lo sapevamo. I principali punti di forza del veicolo sono sicuramente la compattezza dimensionale, il peso ridotto e la facilità di guida. Lo adoro. 

A&T: Qualcosa sui suoi progetti futuri?

Maick: Abbiamo già costruito 8 camion nel mondo e ne stiamo costruendo di nuovi per noi o per alcuni clienti. Inoltre, li manuteniamo e partecipiamo a diversi rally. E’ ciò che vogliamo fare, proseguire su questa strada e creare i migliori camion da rally del mondo. 

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