La Cina, da paese high-tech, si sta muovendo con grande rapidità sulla strada della transizione energetica verso le trazioni alternative al gasolio per de-carbonizzare il trasporto su strada.
L’ennesima riprova arriva dai dati sull’immatricolato dei camion dei segmenti medio e pesante e da ciò che si è visto all’ultima edizione del Salone del veicolo industriale di Wuhan, il China Commercial Vehicle Show (CCVS). La crescita delle trazioni alternative al diesel è stata impressionante negli ultimi due o tre anni.
La priva svolta è avvenuta due anni e mezzo fa con il rapido passaggio, per motivi legati al costo del carburante alla pompa, dalle motorizzazioni a gasolio a quelle a gas naturale liquefatto (LNG). Pratica e funzionale è la soluzione adottata dai costruttori cinesi, che hanno installato uno o due serbatoi criogenici sovrapposti dietro la cabina di guida dei trattori 6×4, adatti alle combinazioni di 49 tonnellate di peso complessivo, di gran lunga le più diffuse nel paese asiatico.
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Il secondo momento di cambiamento è legato alla rapida crescita dei camion elettrici a batterie (BEV). Lo scorso anno, secondo i dati riportati dall’International Council on Clean Transportation (ICCT), il BEV hanno rappresentato il 13% del mercato dei mezzi sopra le 14 tonnellate (rispetto al 57% dei diesel e al 29% dei camion a gas) e il 14% circa dei mezzi del segmento medio (contro l’81% dei mezzi a gasolio e il 3% di quelli a metano). Nel complesso, sommando i medi, i pesanti e gli autobus, si arriva alla cifra (stratosferica, per l’Europa) di circa 230mila unità a emissioni localmente nulle (ZEV) messe su strada.
Nel primo semestre del 2025 la percentuale del BEV tra i pesanti (costituiti soprattutto da trattori per semirimorchio e da autotelaio allestiti con ribaltabili) è salita al 22%, mentre i diesel sono scesi al 52% del totale e i modelli a gas al 25%. La crescita degli elettrici a batterie ha riguardato anche i medi (17% dell’immatricolato) contro il 76% delle motorizzazioni diesel e il 5% di quelle a gas naturale.



I costi di gestione (TCO) fanno la differenza
Come altrove nel mondo, le decisioni d’acquisto delle aziende di trasporto cinesi sono orientate dai costi di gestione (TCO) dei mezzi, all’interno dei quali il prezzo dei carburanti, o dell’energia, fa la differenza per la sostenibilità economica del business.
Il Cina il costo medio alla pompa del gasolio de-solforizzato oscilla fra 6,6 e 6,8 yuan per litro (0,80-0,83 €/litro), mentre un chilogrammo di LNG è commercializzato a 3,5 – 4,1 yuan (0,42-0.50 €/kg). Alle stazioni di ricarica pubbliche il chilowattora viene offerto a 1,1 – 1,5 yuan (cioè, 0,13-0,18 €/kWh), il che spiega, almeno in parte, la scelta di puntare sui BEV.
Infine l’idrogeno, un vettore energetico sul quale la Cina punta molto per la decarbonizzazione delle attività economiche anche attraverso la diffusione sul mercato dei veicoli a fuel cell (FCEV). Oggi, secondo la National Energy Administration (NEA), il costo di produzione di un chilogrammo di H2 si aggira sui 28 yuan (3,4 euro, rispetto agli oltre 8 euro dell’Europa), a fronte di un prezzo d’acquisto da parte degli utilizzatori finali di 48,6 yuan (5,9 euro).
In questo contesto in rapida evoluzione, gli elettrici a batteria (BEV) e i camion a fuel cell (FCEV) hanno – e avranno ancora di più in futuro – un ruolo determinate verso l’obiettivo della neutralità carbonica previsto in Cina per il 2060.



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