sabato, 13 Settembre 2025

Test estremi di Volvo Trucks North America

Volvo Trucks North America (VTNA), emanazione americana del Gruppo Volvo, tiene fede alla lunga tradizione del Brand di sottoporre i propri veicoli a test di validazione in condizioni climatiche estreme. È accaduto a Fairbanks, in Alaska, dove i nuovi pesanti stradali di Classe 8 della gamma VNL hanno dovuto affrontare le insidie del grande Nord, con temperature fino a 40 gradi sottozero, strade ghiacciate, tempeste di neve, venti gelidi e soste notturne all’aperto senza alcuna possibilità di riparo. Il tutto per convalidare le prestazioni e il comfort di guida previsti in sede di progetto nei cinque diversi biomi che caratterizzano il Nordamerica, ovvero l’ambiente urbano, le aree desertiche, le praterie, le foreste costiere e la tundra artica.

Le prove in condizioni reali condotte (e superate) in queste situazioni ambientali garantiscono che i veicoli siano pronti per le missioni di trasporto da costa a costa, lungo itinerari di oltre 3mila miglia. Autisti professionisti, molti dei quali con decenni di esperienza nella guida sui fondi impossibili dell’Alaska, forniscono ogni giorno feedback dettagliati al team di collaudatori di Volvo Trucks North America.

Queste informazioni, combinate con i dati sulle prestazioni dei camion raccolti in tempo reale, aiutano gli specialisti a mettere a punto ogni aspetto dei veicoli, dalla reattività della catena cinematica al comfort di bordo. Una procedura di collaudo fondamentale nota come cold soak, cioè test di permanenza a freddo, consiste nel lasciare il camion all’aperto per tutta la notte con il motore spento fino a quando ogni componente raggiunge una temperatura inferiore allo zero. Dopo 12 ore in queste condizioni ambientali estreme, gli ingegneri si aspettano che il veicolo si avvii e funzioni alla perfezione, esattamente come un autista vorrebbe che fosse nel mondo reale.

La parola al responsabile del testing

I test in ambiente artico richiedono un’attenta pianificazione da parte dei tecnici, che devono raccogliere ed elaborare un’enorme quantità di dati, abbinarli alle impressioni fornite dai conducenti e tradurre il tutto in suggerimenti utili per migliorare il prodotto, scongiurando eventuali malfunzionamenti.

Allestimenti & Trasporti ha affrontato questi e altri aspetti delle prove in un’intervista esclusiva a Matthew Taylor, Group Manager for Reliability Test Engineering di Volvo Trucks. “I test in condizioni estreme – spiega Taylor – fanno parte di protocollo globale del Gruppo Volvo, chiamato RT, Reliability testing, che prevede specifiche percorrenze in presenza di molteplici intervalli di temperatura, con alcune differenze da un’area geografica all’altra del pianeta per tenere conto delle specificità della realtà operativa dei veicoli. Alla base di tutto c’è una lunga (può anche durare anche alcune settimane) e meticolosa pianificazione per avere la certezza di raccogliere tutti i dati necessari.

Montiamo sul veicolo, per esempio, sensori e canali di comunicazione specifici per alcuni componenti, come la catena cinematica o la cabina. Abbiamo termocoppie, sonde e accelerometri per determinare i livelli acustici, l’intensità delle sollecitazioni meccaniche e delle vibrazioni. Tutte le informazioni confluisco ai registratori di dati (data logger), mentre un modem di bordo trasmette in tempo reale i parametri raccolti a un server remoto”.

Ci può spiegare in dettaglio come viene eseguito il test denominato cold soak, cioè di permanenza a freddo?

“Si tratta di una prova focalizzata sui componenti della catena cinematica, che non viene eseguita tutti i giorni. Un prerequisito è che i driver terminino il loro turno di guida fra le 4 e le 5 del pomeriggio. Esistono due tipologie di test: con il veicolo parcheggiato all’aperto e collegato a un riscaldatore del blocco motore (la situazione più frequente nella realtà operativa di tutti i giorni) o senza nessun aiuto esterno. In quest’ultimo caso, verifichiamo a quale temperatura il super-capacitore responsabile dell’accensione smette di funzionare o quando il lubrificate è troppo denso per circolare nell’impianto.

Possiamo anche monitorare eventuali mancate accensioni (misfire) e irregolarità di funzionamento che portano a livelli eccessivi di idrocarburi, oppure determinare le tempistiche di intervento del sistema di post-trattamento dei gas. Bisogna, infine, notare che l’adozione di un super-capacitore sui nuovi VNL è di grande aiuto nelle partenze a freddo. Consente, infatti, di accorciare i tempi di avviamento senza ricorrere alla scarica elettrica proveniente dal pacco batterie”.

Per il comfort in cabina sono previsti test particolari?

“I nuovi pesanti sono equipaggiati con un raffrescatore e con un riscaldatore cabina, sottoposti a test sia in condizioni invernali, sia in climi torridi, che assicurano il giusto livello termico, senza far girare il motore al minimo. Per le verifiche disponiamo di termocoppie davanti e dietro le tendine, vicino al posto guida e in corrispondenza delle bocchette di ventilazione. Ancora una volta, come per altri componenti, l’insieme dei dati raccolti dai sensori e il feedback dei conducenti consentono di valutare l’efficacia dell’impianto e di capire se, per esempio, ci sono eventuali infiltrazioni d’aria dall’esterno causate dalla tenuta di una guarnizione, che compromettono il mantenimento del microclima ottimale”.

Per scoprire l’intervista completa leggi Allestimenti & Trasporti! Per abbonarti o ricevere maggiori informazioni clicca qui: https://allestimenti-trasporti.it/richiesta-informazioni/
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